Marc Pittorru, la voce dell'anima della Corsica
Marcu, a voci de l'anima corsa
Nato a Sartène, dove la pietra risuona ancora di voci polifoniche, Marc ha scoperto la sua vocazione in tenera età. A soli dieci anni ha cantato le sue prime canzoni in chiesa, per poi entrare a far parte del prestigioso coro di Jean-Paul Poletti, poi del coro maschile di Sartène, uno dei più rispettati ambasciatori della canzone corsa. La sua voce robusta, dal timbro chiaro e profondo, affascina per la precisione e l'emozione sincera: una voce di cui non si può fare a meno.
Prosegue la sua avventura musicale con il Canta u Populu Corsu, un gruppo emblematico che ha dato visibilità internazionale alla polifonia isolana.
Nel 1997, Marc si trasferisce all'Alba, ex Taverne du Roi, a Porto-Vecchio, dove entusiasmerà generazioni di ascoltatori fino al 2024, con serate divenute leggendarie. Uomo umile e laborioso, incarna al contempo semplicità e profondità. Molto legato alla sua cultura e al rispetto per gli anziani, crede che "bisogna lavorare ogni giorno per cantare, ma il piacere deve essere sempre al centro".
Oggi Marc è impegnato a trasmettere il patrimonio vocale della Corsica: come insegnante del corso L'Andaghjina di l'Artisti a Sartène, segue una dozzina di studenti in un corso di formazione professionale biennale.
E per incontrarlo basta lasciarsi trasportare dalle dolci serate estive: ogni mercoledì sera la sua voce, accompagnata dal suo gruppo Alba in Scena, risuona dal ristorante Parad'Isula nella baia di Santa Giulia a Porto-Vecchio, un momento sospeso in cui la Corsica si racconta attraverso la musica.
- Qual è il suo primo ricordo di una canzone?
Mio padre cantava molto bene, anche se non ha mai tenuto un concerto. Spesso cantavamo insieme a casa.
- Come è entrata la musica nella sua vita?
Sono cresciuto circondato dalla musica. Come corista a Sartène, cantavo la messa ogni settimana. È lì che ho imparato ad ascoltare, respirare e cantare.
- Chi sono state le sue influenze musicali, i suoi maestri o i suoi modelli?
Il gruppo I Surghjenti ha spaccato tutta la mia infanzia ed è certamente grazie a loro che ho cantato.
- È erede di una stirpe in cui il canto è un affare di famiglia?
Sì, senza dubbio. Mia sorella canta, così come diversi miei cugini. Jean-François Marras, tenore all'Opéra di Parigi, e un altro cugino che canta alla Scala di Milano, condividono la stessa passione. Il canto fa parte del nostro patrimonio familiare.
- Cantante e compositore?
Compongo musica su testi che mi emozionano. S'hè spintu u celi è nata la notte degli attentati del Bataclan, su testo di Don-Mathieu Santini. È una canzone profondamente umana, scritta con il cuore.
- Qual è la canzone più intima per lei, quella che dice veramente chi è?
Rivecu, del gruppo I Muvrini: è una canzone rivolta a una persona cara. La cantavo a squarciagola con mio padre.
- Cosa vuole che provi il pubblico dopo un concerto o un ascolto?
Il silenzio... il silenzio che si crea quando la canzone tocca il cuore. Quel momento di sospensione, quando nessuno parla più, è il più bello dei ringraziamenti.
- Dove va in Corsica per ricaricarsi?
InBalagne, e più in particolare nell'Île-Rousse. È una regione che amo profondamente, dove si sente ancora lo spirito del villaggio e la forza della tradizione. È un posto fantastico in cui vivere.
- Cosa fa quando non lavora?
Mi piace pescare, giocare a pétanque e a belotte, e soprattutto passare del tempo con la mia famiglia.
- Se non avesse fatto il cantante, quale altro percorso avrebbe seguito?
Mi stavo laureando in lingua corsa ed ero destinata a diventare insegnante di lingua corsa quando ho interrotto tutto per dedicarmi completamente al canto.
- Come si sente nei secondi prima di salire sul palco?
Stress, ma il giusto tipo di stress, quello che ti permette di dare il meglio di te.
- C'è un concerto, una scena o un momento in particolare che si ricorda?
Sì, diversi. Cantare davanti a 6.000 persone con Canta u Populu Corsu è ancora impressionante. Ma l'Olympia è stato un momento speciale: il pubblico è così vicino, così attento... Era un concerto di beneficenza per l'associazione Premiers de cordée.
- Cosa vorrebbe che le nuove generazioni sentissero nelle sue canzoni?
Il lavoro che ho fatto per rendere omaggio alla canzone.
- Quale parola corsa riassume meglio la sua filosofia di vita?
Tramandà - tramandare