La Corsica: parole ed espressioni

Una splendida vacanza in Corsica significa immergersi nel suo mare turchese... ma anche nella sua cultura! Capire l'isola significa anche capire i suoi abitanti. Date un tocco di classe alla vostra vacanza mettendo in pratica il vostro còrso. Non c'è niente di meglio che comunicare, né in vacanza né altrove. Un cambiamento di scenario e un sorriso sono garantiti.
Anche se all'inizio i vostri sforzi rischiano di essere accolti con divertimento (su questo sito parliamo delle gioie della macagna, un vero e proprio sport nazionale), non scoraggiatevi: la gente del posto sarà toccata dal vostro desiderio e sarà sempre disposta a insegnarvi qualche frase.

La lingua corsa, passato e presente
Il còrso non è un patois, ma una lingua propria, suddivisa in diversi dialetti a seconda della microregione. Gli abitanti di Bastia non parlano come quelli di Ajaccio e gli abitanti di Bonifacio si capiscono... a Bonifacio. Vi forniremo le basi del vocabolario compreso nell'Haute-Corse e nella Corse du Sud.
Per secoli, i Corsi hanno utilizzato il proprio idioma, modificato e arricchito nel corso del tempo con l'occupazione dell'isola. In un passato relativamente recente, il francese veniva imposto a scuola, ma a casa si parlava il còrso. Il riconoscimento della lingua è stato un percorso lungo e paziente.
A parte alcune parole molto antiche la cui origine rimane vaga, non ci sono dubbi sulle sue radici latine. È simile all'italiano, ma l'accento e le pronunce mutanti (dittonghi o trifonghi) sono diversi. Fino alla fine del XIX secolo, il còrso era principalmente parlato. Ecco perché le espressioni sono così colorite, vivaci e familiari. E le canzoni, in tutta la loro diversità (religiose, popolari, folkloristiche...), ne sono un magnifico riflesso. Solo negli anni Venti apparvero i primi periodici e il còrso cominciò a decollare in forma scritta.
Le basi della lingua corsa, l'accento e la pronuncia.
In corso, a differenza del francese, tutto ciò che si scrive si pronuncia, con qualche eccezione... e tutto ciò che si pronuncia si scrive... con qualche eccezione.
Per padroneggiarlo, ecco alcune regole d'oro:
Prima di tutto, bisognaenfatizzare le vocali toniche, e qui ci sono tre tipi di parole:
Le più numerose, dove l'accento è sulla penultima sillaba: mamma, dumane, settimana. Ci sono poi parole in cui l'accento è posto sulla sillaba antepenultima (penultima-ultima), come in sabatu (sabato), abitudine (abitudine). Infine, il modo più semplice è sottolineare l'ultima sillaba: libertà, caffè.

La seconda regola è quella di pronunciare in modo diverso le consonanti doppie o singole, perché il significato non è lo stesso. "Cullà" (salire) non è "culà" (là), "sonnu" (dormire) non è "sonu" (suono), e "canna" (cane) non è "canna" (canne).
Le vocali sono 5:
- a
- e che si pronuncia é o è
- i
- o che si pronuncia come in port o pot
- u che si pronuncia sempre ou.
Le consonanti sono le stesse del francese(tranne k, w e x), ma alcune vengono pronunciate in modo diverso a seconda della loro posizione nella parola o nella frase. La b e la v sono intercambiabili a seconda della loro posizione e si sentono come b in babbu (papa) o come ouate in francese (a vittura, la voiture). La z si sente come ts o x, ma è meno morbida che in francese.
Passiamo ora a qualcosa di più difficile:
- Sg si pronuncia g (i misgi, i gatti)
- Sc si pronuncia ch (scelta, scelta)
- Ce o ci si pronuncia tch (a cena, il pasto)
- Ch si pronuncia k ( chè, cosa)
- Gh si pronuncia gue (una ghirlanda, la ghirlanda)
- Gl si pronuncia l ( a paglia, la paglia)
Per i più audaci, passiamo a chj , che suona come la t di tiare (chjama, chiamare; a machja le maquis) e ghj che si pronuncia più o meno come una d (aghju, j'ai).
Sì, l'ultima vocale di solito viene deglutita, quindi bon appetitu si pronuncia bon appetit. Ma attenzione, Porto Vek fa male alle orecchie, così come Bonifatch, che si chiama Bonifacio o Bunifazziu.
Come si dice grazie, benvenuto, ciao, buona salute in corso?
Ora che conoscete la lingua, vediamo il vocabolario e alcune espressioni.
- Ciao, buona sera: bonghjornu, bona sera
- Arrivederci: avvèdeci
- Grazie / Je vous remercie = Grazie / Vi ringraziu
- S'il vous plaît : fate u piacè, pè piacè
- Scusatemi : Scusatemi
- Benvenuti: Benvenuti
- Santé (en trinque) : Un saluto
- Oui, non : iè, innò
- Parole: E parolle
- Come si dice "anticostituzione" in corso: Cumu si dice "anticostituzione" in corsu?
- Come stai, come stai? cumu state, cumu va?
- Ça va : và bè
- Capisco un po' di corso, ma non tanto: capiscu appenà u corsu, micca tantu
- Grazie, grazie; viringraziu/grazie
- À bientôt/à tout à l'heure: à dopu/à prestu
- Coraggio: curagiu
- Soldi, centesimi: i soldi
- Barca: u battèllu
- Albergo: osteria
- Treno: u trenu
- Auto: a vittura
- Circuito: giru
- Devant derrière: davanti daretu
- Dritto: dirittu dirittu
- à gauche/à droite: à manca, à dritta
- Cosa fare: chi fà
- Esperienza:sperienza
- Andiamo: andemu
- Face u caldu: il fait chaud
-
c'est bien: Macu
Traduzione di alcuni numeri
Zero / uno / due / tre / quattro / cinque / sei / sette / otto / nove / dieci / venti / cento / mille
zeru / unu / duie / trè / quattru / cinque / sei / sette / ottu / nove / dece / vinti / centu / mille

Pinzutu si pronuncia Pinsoute
Pinzutu (o pins, il suo diminutivo), che significa appuntito, è il soprannome dato dai corsi agli stranieri provenienti dal continente. Secondo alcuni deriva dalla forma appuntita dei cappelli indossati dai soldati francesi giunti in Corsica per sottomettere gli isolani sotto Luigi XV. Altre origini sono state avanzate, ma questa è la più conosciuta e accettata!